In fondo è il classico pasticcio all'italiana e non serviva certo essere profeti per prevederlo. Quello dell'estensione del «tetto al 4%» ai mutui a tasso misto (che prevedono l'opzione di scelta fisso/variabile a scadenze prefissate) è un caso che rischia di trascinarsi avanti per diverso tempo, a scapito naturalmente dei mutuatari.
Formalmente il Dl anticrisi non affrontava questo aspetto, ma in una successiva circolare il ministero delle Finanze ha chiarito che le disposizioni si applicano a «un mutuo che non sia a tasso fisso per l'intera durata dell'ammortamento», quindi in teoria anche ai misti, qualsiasi opzione (fisso o variabile) sia in vigore nel 2009. Una lettura favorevole, questa, che l'Abi stessa ha più volte confermato, purtroppo soltanto in via informale.
In mancanza di una voce ufficiale, le banche hanno tuttavia finito per interpretare le norme in modo autonomo e il rischio paventato di soluzioni differenti per situazioni analoghe si è puntualmente trasformato in realtà. Si possono ritenere fortunati i clienti di Mps, Intesa Sanpaolo e Ugf, per esempio, ai quali verranno riconosciuti i benefici in ogni caso (e per chi ha in vigore l'opzione fisso non si tratterà di pochi spiccioli). Un po' meno lo sono i mutuatari targati Bnl, UniCredit o Credem, che riconosce il contributo soltanto a quanti nel 2009 siano legati al tasso variabile. Un paradosso che poteva essere evitato con un minimo di chiarezza in più da parte di Ministero o Abi.
Ma.Ce.